La Frutta a guscio
La frutta in guscio è ricca di grassi insaturi, fibre, minerali, vitamine e fitonutrienti. Il suo regolare consumo è stato ampiamente associato a riduzione della concentrazione di colesterolo nel sangue e quindi a ridotto rischio di patologie cardiovascolari (CVD) (Banel 2009; Blomhoff 2006; Bolling 2010).
La frutta in guscio contiene molte proteine e fibre ed ha un basso indice glicemico, e ciò promuove il senso di sazietà determinando una riduzione dell’introduzione di altre calorie con altri cibi. La consistenza croccante della frutta in guscio intera promuove inoltre il senso di sazietà dato che l’atto meccanico della masticazione determina la secrezione degli ormoni dell’appetito come le colecistochinine e il glucagon-like peptide 1.
Il consumo di frutta in guscio porta a un aumento del dispendio energetico. Nell’uomo un alto rapporto tra grassi insaturi e saturi nella dieta può aumentare il Metabolismo Basale (RMR). Così l’alto contenuto di grassi insaturi della frutta in guscio potrebbe aumentare RMR.
La nocciola (Corylus avellana L.) appartiene alla famiglia delle Betulaceae ed è tra la grande varietà esistente di frutta in guscio una delle più popolari in tutto il mondo. La composizione chimica delle nocciole è stata ampiamente studiata e in relazione alle loro proprietà benefiche sulla salute il consumo viene spesso raccomandato nella dieta bilanciata. Nello specifico la nocciola è ricca in olii, minerali essenziali, Vitamina E, complesso della Vitamina B, steroli e vari composti fenolici (Mandalari 2008). Inoltre la nocciola è un’ottima fonte di tocoferoli e altri polifenoli bioattivi, che manifestano effetti benefici sulla salute umana, riducendo lo stress ossidativo e il rischio di tumore, infarto, infiammazione e altre malattie neurodegenerative (Alexiadou 2011; Bess-Rastrollo 2007, 2009).
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L’aderenza alla dieta mediterranea, ricca in frutta, fresca e in guscio, verdura, legumi, cereali integrali, pesce e olio d’oliva, erbe aromatiche (aglio, cipolla, origano, capperi, peperoncino) si associa ad una riduzione del 9% della mortalità globale e della mortalità per eventi cardiovascolari, dell’incidenza di neoplasie o di mortalità per neoplasie pari al 6 %, una riduzione del 13 % nell’incidenza di Morbo di Parkinson e Morbo di Alzheimer (Ortega 2006; Perez-Lopez 2009).